mercoledì 20 aprile 2016

Naçao Zumbi – Un maracatu che pesa una tonnellata

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Venti anni fa esplose il manguebeat e i Naçao Zumbi, il maggior avvenimento della musica brasiliana degli ultimi anni: come è nato?
LM- E’ iniziato perché Recife, la nostra città, non aveva molte possibilità di intrattenimento, non c’era la possibilità per le persone di vivere di cultura, di fare niente. Il movimento è partito da questo, dalla necessità di creare un ambiente artistico in cui si potesse suonare, fare concerti, e al quale potessero partecipare altri artisti. Questo è il motivo per cui il movimento ha inglobato cinema, arti plastiche, musica, moda: è stato un fermento che ha attraversato tutta la città.

Il manguebeat, momento di grande creatività artistica, musicale e intellettuale, continua oggi nel lavoro di quanti vi parteciparono, come Siba, Silverio Pessoa, Mundo Livre S/A, Lirinha: qual è oggi la scena di Recife?
D- Continua fino a oggi: abbiamo un Carnevale a Recife che è aperto a tutti, e nel quale la maggior parte delle formazioni suona per un pubblico enorme, che viene da tutto il Brasile e da fuori, e poi c’è un grande scambio di collaborazioni fra i musicisti, che reciprocamente partecipano ai lavori degli altri, così la scena resta viva.
Oggi abbiamo un problema molto grande, che è la mancanza di spazi chiusi per suonare, l’assenza di interesse delle radio, che non ci hanno mai suonato, né all’epoca della nascita del manguebeat né oggi: non passano i nostri pezzi alla radio, non andiamo in televisione, non abbiamo nessun appoggio dai media.
LM- C’è un proverbio che dice “il santo di casa non fa miracoli”, ed è quello che succede a Recife. Non abbiamo radio indipendenti, è una questione politica, non artistica.

La Naçao di oggi, dopo tanti anni: cosa rimane e cosa è cambiato?
D- E’ difficile dirlo, il gruppo continua a mettere insieme sempre nuove influenze, nuovi elementi, mentre quelli che c’erano, permangono. Modifichiamo il nostro modo di suonare man mano che, vivendo, ascoltiamo cose nuove, sperimentiamo. Penso che tutto trovi posto nel nostro lavoro: tutto resta e tutto cresce.
P- Noi pensiamo al nostro lavoro come un insieme artistico di idee differenti, nel quale ognuno porta le sue informazioni, nel momento in cui suoniamo. E’ sempre stato così, fin dall’inizio.

Temi politici e sociali furono centrali per l’inizio del movimento: pensate che la musica svolga una funzione politica?
LM- Sì, lo penso. Il Pernambuco è uno Stato che, storicamente, ha sempre dovuto lottare molto, per questioni politiche, di territorio. Quando il Brasile diventò una repubblica, il Pernambuco dovette lottare duro, a causa della coltivazione della canna da zucchero, per la propria cultura. Allo stesso modo, storicamente, questo si trasmette agli artisti e attraverso gli artisti. E’ una musica che, malgrado sia molto festiva per via del carnevale, ha un carico storico molto importante, e a volte diventa una musica un po’ pamphletaria, perché lo stato del Pernambuco è stato sempre molto attivo politicamente.

Mistura di maracatu, ciranda, coco, rock, hip hop, tutti elementi presenti nella vostra musica: quali sono le vostre fonti di ispirazioni?
D- Tutte quelle che hai detto, e ancora altre. Sono molte cose, è difficile elencarle: Jacinto Silva, Luiz Gonzaga, Jackson do Pandeiro… tutte queste cose che si vedono, più altre, europee, tedesche, anche italiane, Mina, Adriano Celentano..

La stagione della psichedelia degli anni 70, nomi come Lula Cortes, Ave Sangria, hanno un peso, sono importanti nella formazione della musica di Recife?
LM- Sì, ci sono oggi gruppi che, sebbene non siano famosi, portano la verve della psichedelia pernambucana degli anni 70. Lula Cortes è stato l’esponente più visibile di quel gruppo di artisti, gli Ave Sangria quando si sciolsero diventarono il gruppo di Alceu Valença, e da allora lui cominciò a produrre quello stesso suono, proprio con i componenti degli Ave Sangria. Paulo Rafael, che era il chitarrista, ha avuto un’influenza molto grande su tutti gli artisti della generazione degli anni 70 e 80. Noi abbiamo ascoltato tanto Alceu Valença, ne siamo stati influenzati, quella mistura di chitarra con forrò, baiao.. Robertinho de Recife è il massimo per me..

Los Sebosos Postizos, Sonantes, 3 na Massa, Almaz con Seu Jorge e Maquinado di Lucio Maia: come lavorate con tutti questi progetti paralleli?
La Naçao è un gruppo molto grande, con 8 persone sul palco, ognuna con gusti differenti. Suonare insieme è il nostro modo di lasciare l’ambiente aperto, così che ognuno possa portare i propri gusti musicali, le proprie influenze. I progetti paralleli ci servono per sperimentare questi altri nostri aspetti, quelli che non trovano posto nella Naçao, malgrado sia molto aperta. Alcune di queste formazioni (Almaz, Los Sebosos postizos) sono piccoli gruppi della più larga formazione. Sono, ad un tempo, lavori differenti ma che conservano un’unità forte, qualcosa che li rende riconoscibili. Dentro la Naçao, ascoltiamo tantissima musica, ed è questo che permette di rendere riconducibili a un’unica matrice quello che facciamo, insieme alla capacità di creare un suono diverso da quello abituale, come adesso con Marisa Monte.

Il Memorial Chico Science a Recife
Il Memorial Chico Science a Recife

A Recife c’è il Memorial Chico Science: cos’è, e come funziona?
LM – Il Comune ha creato una sorta di mini-museo, che mostra varie notizie su Chico, una ricostruzione storica di quello che faceva come musicista, con molte informazioni, video, la chitarra che suonavamo in quel periodo. E’ come una finestra aperta per mostrare, didatticamente, quello che è successo, quello che Chico rappresenta per Recife, per la musica pernambucana e brasiliana.  Uno spazio aperto in una maniera molto rispettosa, bella.
D- Ce ne dovrebbero essere altre, di iniziative simili, ad esempio per Capiba, e anche per persone che non sono morte, come Dona Lia de Itamaracà, senza aspettare che muoiano per essere riconosciuti. Lula Cortes, artista importantissimo, non credo che lo avrà. Noi siamo stati fortunati, avevamo una casa discografica che ci sosteneva, siamo stati in tournée in Europa, negli Stati Uniti, dove venivano distribuiti i nostri dischi, è stato molto differente dagli artisti che sono venuti prima, che, pur avendo lavorato moltissimo, non hanno avuto la stessa visibilità.

Qual è il vostro rapporto col Brasile, col Pernambuco, dove siete una formazione molto “identitaria”, e col resto del mondo?
LM- A Recife facciamo concerti per 80-90mila persone, e questo è bellissimo, ma siamo una formazione che non ha mai avuto il 100% di appoggio del territorio, in relazione ai media, le radio, la televisione.
P- Il pubblico ci rispetta, ci segue, ma è possibile grazie a internet, non grazie ai media, alla Municipalità, perché non c’è un luogo di comunicazione culturale.
LM- Abbiamo aderito durante il Carnevale alla protesta promossa da Alessandra Leao, di non suonare in luoghi pubblici, per un problema di pagamenti che per gli artisti locali arrivano sempre con grande ritardo, anche 6 mesi dopo, e a fatica, mentre le risorse vengono utilizzate per chi viene da fuori, facendo leva sull’irrinunciabilità da parte nostra di suonare durante il Carnevale. E’ una grande mancanza di rispetto, Santo de casa non faz milagres

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Naçao Zumbi al Carnevale di Recife

I cambiamenti politici, le presidenze Lula e Roussef, che segno hanno portato nel Nordest?
E’ cambiato tutto, è migliorata la gestione culturale, l’economia, tutto. Il NordEst rimane sempre un po’ ai margini, le cose cambiano, migliorano, c’è crescita, ma il gap fra il Nordest e il resto del paese rimane inalterato, tutto cresce in proporzione, ma non si colmano le distanze, i ritardi. Ci vogliono molti anni di lavoro politico dedicati a questa regione. Lula lo ha capito sin dall’inizio della sua presidenza, che bisognava dedicarsi particolarmente a questa regione, lui stesso è nordestino, dunque ha investito molto, ci sono stati molti miglioramenti. C’è molto da fare, ma è stato già fatto parecchio.

A Recife c’è lo stesso problema che affligge Bahia, il crack, la violenza..?
Il crack c’è dappertutto, adesso si sta espandendo nell’interno del Paese, non solo più nelle città. E’ un’epidemia, ed è soprattutto un problema di salute. Prima che di sicurezza e di tutto il resto, è un’enorme problema di salute pubblica.

E la Chiesa evangelica?
Continua sempre a crescere, è un fenomeno molto preoccupante, pericoloso, perché ora è compromessa con la politica, con i media, possiede televisioni, molte radio. Ha molto potere, non è proprio per niente una cosa buona.

Si può dire che esiste un asse Sao Paulo- Recife ora in campo musicale, che si estende a quello che sta succedendo in Parà, a Belem, con Gaby Amarantos, Felipe Cordeiro, Pio Lobato?
Noi conoscevamo la musica del Parà da molto prima che il fenomeno diventasse riconosciuto a livello nazionale, c’è una relazione molto forte fra il Pernambuco e il Parà. Musicisti come Pinduca, di carimbò, sono sempre stati molto popolari a Recife, come la guitarrada, la musica definita “brega. Attualmente Sao Paulo è una città che promuove gli incontri, persone di ogni parte del Brasile vi si incontrano, e noi stessi ci stiamo vivendo per questo. Felipe Cordeiro, i Cidadao Instigado, Gaby Amarantos vivono lì, Siba… tutti vivono in Sampa, per rendere possibile l’incontro e l’interazione musicale. A Recife torniamo spesso, abbiamo tutti figli, una famiglia là, Dengue è tornato a vivere a Recife. Sono città molto differenti, per qualità di vita, possibilità per i bambini, stimoli culturali, scuola, possibilità di lavoro.

Come funziona il processo compositivo della Naçao?
E’ un processo collettivo, lo è stato sempre, fin dall’inizio. E’ molto più facile lavorare così.
Bisogna essere molto aperti, disponibili, per lavorare così. E’ molto raro in Europa…
Non solo in Europa, credo sia così in tutto il mondo. Ma allo stesso tempo, è un fenomeno che succede raramente: un gruppo che compone insieme, e riesce bene, è una cosa che succede solo di tanto in tanto, e che dura poi per tanto tempo.. Generalmente parte tutto da una sola testa, che pensa a tutto, mentre gli altri eseguono solamente.

Nel progetto di Marisa Monte, è per me una pena che non ci sia un po’ di quel suono tanto particolare e “diagonale” che avete anche nei progetti individuali..
Quando lavori con Marisa, è tutto al suo servizio. C’è un dialogo apertissimo con il gruppo, con tutti, quando si fanno gli arrangiamenti. Siamo riusciti a portare i nostri timbri, ma sempre al servizio della musica che lei vuole fare.

L’ultima domanda è sui vostri progetti futuri..
L’ottavo disco è già registrato, l’abbiamo inciso prima di partire in tournée. Nel frattempo i musicisti che non sono con noi stanno curando i loro progetti individuali, e appena torniamo in Brasile cominciamo a lavorare sulla registrazione. Cominciamo ad ascoltare, a editare, per uscire all’inizio del prossimo anno, il 2014.

Poi verrete a suonare in Europa?
Dopo la tua intervista sicuramente, verremo a suonare in Italia.

Intervista per Il Manifesto del 15 luglio 2013


Caranguejos com cérebro - Il manifesto del manguebeat

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