sabato 24 dicembre 2011

23 dicembre 2011

Alla fine se n'è andata, e anche noi ci pieghiamo alla fatalidad che si è portata via Cesaria Evora, lasciandoci la sua indicibile sodade. Attraversando il ponte che la musica costruisce attraverso gli oceani, una coladeira per la voce a colori di Isaar nell'album "lusofono" di Solis, e Herminia cugina di Cizé, il viaggio maliano di Arnaldo Antunes e Edgard Scandurra nel regno Diabate, cantando persino Serge Gainsbourg, e il Senegal pernambucano di DJ Tudo e Ameth Male. In chiusura, che papà natale esaudisca il desiderio di Carmen Miranda e porti presto il carnevale...boas festas...
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Cizé


Lusofonie ricorda la grande Cizé ripensando al suo ultimo concerto romano

Cesaria Evora @ Villa Ada, 25 luglio 2011

Testo di Roberto Lycke, da http://www.tpafrica.it/



E’ una serata insolitamente fresca quella che accoglie Cesaria Evora in questa estate romana. L’atmosfera è festosa, la comunità capoverdiana, che risponde sempre con grande entusiasmo, riempie l’isoletta incantata di Villa Ada trasformandola per una sera in una delle isole dell’arcipelago della “Sodade” con la "S” maiuscola. Insieme all’amico Giulio Mario, entriamo nel backstage.

“Boa noite”, “Boa” risponde quello che scopro essere il manager di palco.
“A senhora è qui ?” chiedo con emozione.
“A senhora si sta riposando là in quella stanzetta”.
Mi affaccio ma è meglio non disturbare, Cizè è seduta su un divano, e con aria distratta sembra essere lontana mille miglia da quel concerto che molti di noi aspettano da almeno quattro anni.

Passiamo alla stanza accanto dove i musicisti si stanno scaldando in attesa di iniziare il concerto. Il violinista accompagnato dal resto della banda sta suonando una melodia a me molto familiare, e quando mi avvicino scopro che si tratta di “Brasileirinho” di Waldir Azevedo, e la mia gioia arriva alle stelle.



Mi sento felice come uno di quei bambini, che la sera di Natale in preda all’euforia
dell’attesa è convinto di aver visto da dietro la porta, di sfuggita, per un istante, almeno un piede di Babbo Natale.
Non poteva esserci accoglienza migliore di questa per sottolineare la forza dei legami, che collegano tutti i paesi africani di lingua portoghese alla tradizione musicale brasiliana. Violino, cavaquinho e percussioni improvvisate intonano quello che è uno dei classici dello Choro, e qui, in questa stanzetta del backstage di Villa Ada si chiude il cerchio della storia.
Musica brasiliana suonata in Africa con strumenti europei; Que maravilha !!!
I musicisti si divertono e noi con loro, ma è arrivato il momento di salire sul palco.
Ci facciamo da parte, e il concerto comincia con un pezzo strumentale.


È impressionante, sembra cha la banda si accenda con il semplice click di un tasto.
Nemmeno un “Um, dois, tres” per sincronizzarsi, niente, si parte e via. Dopo qualche minuto Cesaria sale le scale del palco, “Boa noite” saluto io, “Boa noite” risponde Cizè che si siede, si accende una sigaretta e attende il suo turno che arriva alla fine della prima canzone.
L’entrata è accolta da un esplosione di gioia, i capoverdiani si fanno sentire e la banda attacca con “Teresinha”, la Coladeira che apre il suo ultimo disco. La voce è, calda, quasi confidenziale, elegantissima e priva della benché minima esitazione.
Questa non è musica strillata, anzi molto del suo fascino si trova nelle dinamiche sulle quali lavorano i vari strumenti.Il batterista raramente prende le due bacchette in mano, il suo più che essere il ruolo del batterista che porta la banda è un lavoro di arrangiamenti, piccoli tocchi delicati che scandisco ritmi semplici e leggeri.


Il concerto scivola tra decine di classici, o perlomeno quello che per me suonano come tali.Già lo so, tornerò a casa pensando che tutto sommato Cizè avrebbe potuto cantare questa o quell’altra canzone, ma mi rendo conto che non sarebbero bastate cinque ore di concerto per suonare tutto quello che avrei voluto ascoltare.
A metà serata la banda intona “Sodade sodade sodade dess nha terra d’São Nicolau…”, la folla risponde, io mi volto e per un attimo osservo le ciabatte che “A senhora” si è tolta prima di salire sul palco.


Lei è fatta così, è sempre stata così, e anche quando l’etichetta glielo avrebbe imposto, lei se ne è infischiata, si è tolta le scarpe e ha cominciato a cantare la musica della sua terra.
Grazie Cizè, grazie a tutti quelli che nel corso degli anni hanno fatto si che il mondo scoprisse attraverso la tua voce l’esistenza di questo piccolo arcipelago, dove si canta questa musica senza tempo, malinconica, delicata mai triste.
Grazie ancora, obrigado por tudo !!!
Grazie per avermi fatto tornare bambino ancora una volta.

domenica 18 dicembre 2011

Revendo amigos, 16 novembre 2011


L'amico è Marco funkdrops che già non gradisce l'apertura di un Lucas Santtana d'annata alle prese con "nonno"...poi il serpente a sonagli di Antonio Adolfo, Tonio Crocco in salsa afrobeat, l'ineffabile Jards Macalè che ci offre il titolo della puntata, il romantismo di Tim Maia, Tony Bizarro, Curumin guerreiro, Gal 1969 alle prese con Jorge Ben...e Luiz Bonfà che non ce la fa a entrare!
                                               
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sabato 3 dicembre 2011

La felicità affogata. Assis Valente


Articolo pubblicato nella "Revista Auditorio n°01" in occasione del centenario di Assis Valente da Romulo Froes

Senza formazione musicale, di professione protetico, disegnatore dilettante, Assis Valente si scopre compositore in piena Epoca de Ouro della musica brasiliana, periodo che comprende gli anni che vanno dal 1930 al 1940 e che coincide con l'affermazione della radio e dell'industria fonografica nel Paese. Fanno parte di questa epoca compositori come Noel Rosa, Lamartine Babo, Ismael Silva, Braguinha, Wilson Batista, Herivelto Martins, Orestes Barbosa, Custòdio Mesquita, fra molti altri. Inizialmente, la sua opera ancora in costruzione (come la stessa canzone brasiliana che arriva a consolidarsi solo in questo periodo), si confonde con quella dei suoi contemporanei e transita attraverso le radici fondatrici della nostra musica popolare, principalmente il samba, allora già stabilizzato come genere, ma anche lo choro, il valzer, il tango, il fox-trot e ancora altri. Gli argomenti trattati nei suoi testi, molto legati all'epoca, ripetono e si confondono con l'universo di molte altre  canzoni composte in questo periodo, come le marce di carnevale, le canzoni juninas (che si riferiscono alle feste di giugno, di Sao Joao - ndt) e alle canzoni natalizie. A questo scenario ancora amorfo della canzone brasiliana, si aggiunge l'aver identificato, da parte delle etichette discografiche, nei cantanti i potenziali responsabili dello sviluppo dell'allora incipiente industria fonografica e ciò rendeva assai difficile riconoscere gli autori dalle canzoni. E sarà proprio attraverso una cantante, Carmen Miranda, che la musica di Assis Valente costruirà la propria individualità.

E' chiaro che non mancano esempi di una simile collaborazione cantante-compositore nella storia della musica brasiliana. Un esempio prossimo, contemporaneo di Assis, è la collaborazione tra Noel Rosa e Aracy de Almeida.
Ma qui la relazione è un'altra, per non dire inversa. Aracy (che registrò anche Assis Valente) venne consacrata dal repertorio di Noel. Diventò nella storia della musica brasiliana, la sua maggior interprete. La relazione che Assis costruì con Carmen mi sembra differente, e lo dico pensando ad altre collaborazioni di Carmen, particolarmente con altri due compositori che, oltre a lui, formano la triade centrale della sua opera: Ary Barroso e Dorival Caymmi. Ma tanto Ary Barroso (il compositore più inciso da Carmen), che in canzoni come "No Tabuleiro da Baiana" e "Na Baixa do Sapateiro", funzionò da veicolo per la ricerca personale di Carmen nel cantare il Brasile, rinforzando un certo stereotipo di nazione costruito da lei stessa, quanto Dorival Caymmi, che nel suo rigore assoluto e nella sua semplicità archetipica, con appena quattro canzoni registrate da Carmen, definisce il suo personaggio, in "O que è que a baiana tem" veste Carmen Miranda (ha vestito di merletti, ha bracciale di oro, ha gonna inamidata).
Sia l'uno che l'altro, malgrado lo stretto legame con Carmen, riescono a mantenere un'autonomia in rapporto  a lei,  sopravvivono al mito e costruiscono una traiettoria autonoma nella musica brasiliana. Mentre il nome di Assis Valente sembra non discostarsi mai dalla cantante.

Carmen Miranda è probabilmente la prima grande stella della musica popolare brasiliana e la prima cantante moderna del Brasile. Favorita dall'invenzione del microfono, potè dar corpo alla sua voce intonatissima e dalla dizione perfetta, ma di scarsa estensione, un tono spogliato, colloquiale, più vicino alle chiacchiere da strada che alla musica dei teatri, perfetta per la nuova generazione quasi tutta composta da autodidatti bohemien. Assis Valente si impegnò molto presto perchè Carmen cantasse una delle sue musiche, cosa che avvenne in breve con due delle sue prime composizioni, "Good Bye, Boy" e "Etc". Su un lato del 78 giri registrato da Carmen, un samba che si burlava dell'anglicismo, molto comune all'epoca, e sull'altro lato, un samba che magnificava il suo stato, Bahia, tema molto raro, per non dire unico nella sua opera. Assis sembra preoccupato di offrire alternative a Carmen, aumentando così le sue chances di essere registrato.

Non per queste prime incisioni, ma nello svilupparsi di questa collaborazione, penso che Carmen fu determinante nell'opera del compositore. I samba "dondolati" (sambas balançados) con le loro divisioni sincopate, le melodie veloci che accelerano la pronuncia dei versi, i testi fra l'allegria traboccante e una tristezza contenuta, tutto nelle canzoni di Assis sembra modellato sulla voce e sulla personalità di Carmen, sembra esistere per causa sua. E' difficile sapere se il testo di "Camisa listada" , sarebbe stato scritto se non ci fosse stata Carmen a cantarlo. In versi come indossò una camicia a righe e uscì, invece di prendere tè e pane tostato prese Parati (acquvite di canna - ndt), portava un temperino alla cintura e un pandeiro (tamburello - ndt) in mano e sorrideva quando la gente diceva, calma, leone, calma leone, o ancora, prese la mia borsa dell'acqua calda per fare un ciuccio e ruppe la mia tenda di velluto per fare una gonna, Carmen incarna come nessuno la persona di Assis, il suo alter ego un tantino schizofrenico, dicendo fra le righe quello che non è esplicitamente detto nella canzone. E' uno dei pionieri nello scriversi utilizzando l'io femminile, in canzoni come "Fez bobagem" (il mio brunetto fece una sciocchezza, maltrattò il mio povero cuore) e "E o mundo nao se acabou" (credetti a questa chiacchiera oziosa, pensai che il mondo sarebbe finito, baciai la bocca di chi non avrei dovuto, chiamai un tipo con cui non funzionava e perdonai la sua ingratitudine). La sua interpretazione piena di malizia, rinforza ancor più un supposto messaggio cifrato del compositore.

Carmen si trasformava nella voce di Assis, pochi interpreti riuscirono all'epoca a cantare il vocabolario alquanto "ordinario", poco "poetico" usato da Assis Valente nelle sue liriche, parole ancora poco comuni nelle canzoni del tempo come allibratore, fuciliere, quinhentao (500 cruzeiros), tostao (testone, 100 reis), o espressioni apparentemente senza senso, come quelle che elenca in "Uva de Caminhao", cadde il panno della cuica (tamburo a frizione caratteristico del samba - ndt) in buone condizioni, apparve biancaneve e i sette nani, e nella pensione di donna Estela andarono a far festa.. Carmen pronuncia ogni verso con la sicurezza di chi ne capisce davvero i significati, rendendo la canzone ancora più enigmatica. "Uva de Caminhao" è incisa con un andamento straordinariamente rapido, quasi senza pause per respirare, è sorprendente che si riesca a capirne il testo. Assis sembra incantato dalla tecnica di Carmen e in molte delle sua canzoni arriva a testare le sue dizione e respirazione olimpiche. In "Bateu-se a Chapa", per esempio, la melodia sincopata soffre un'accelerazione repentina alla fine della frase che complica oltremodo la pronuncia dei versi. Difficoltà riscontrata anche in "Recenseamento", in cui non ci sono praticamente intermezzi, con il testo che occupa l'intera canzone, dando l'impressione di non riuscire a entrare nella melodia. La cantante moderna trova la modernità nelle canzoni di Assis, che attraverso Carmen si differenzia dai suoi contemporanei.

Poi, quando infine Assis Valente sembra aver trovato la canzone definitiva, quella che rappresentava Carmen come nessun'altra, è allora che la sua relazione con lei, e conseguentemente la sua carriera, crolla. I versi di "Brasil Pandeiro" non lasciavano dubbi: è arrivata l'ora per questa gente abbronzata di mostrare il proprio valore, (...) lo Zio Sam vuole conoscere la nostra batucada, (...) Brasile ho riscaldato i vostri pandeiros, ho illuminato i terreiros perchè vogliamo fare il samba. Era la canzone perfetta per Carmen e il suo patriottismo a fior di pelle, un samba-exaltaçao (samba-esaltazione) al Brasile e alla sua cantante. Carmen non solo rifiutò "Brasil Pandeiro"  ma non avrebbe mai più inciso nessun'altra canzone di Assis, che non si sarebbe mai ripreso. Nel dar conto della sua enorme delusione, avrebbe detto più tardi che non la condannava per questo, perchè aveva visto che lei non aveva voce sufficiente per interpretare "Brasil Pandeiro". La "voce" di Assis, non era più capace di cantare le sue canzoni. Assis sembra nascere e morire con Carmen.

La sua ultima canzone diceva: felicità soffocata morì, la speranza andò a fondo e tornò, andò al fondo e tornò, andò al fondo e restò. Dopo due tentativi falliti, Assis Valente finalmente si suicida. Nel biglietto di commiato, una richiesta ad Ary Barroso, che gli paghi due mesi di affitto arretrato. Forse pensava che la musica brasiliana glielo dovesse.



Ringraziamo Romulo Froes per averci autorizzato a tardurre e pubblicare il suo articolo. L'originale lo potete trovare a questo indirizzo
http://spmarginal.blogspot.com/